:: cercare il principio ::

(pubblicato il 16/06/2009)

Lo studio del movimento è secondo il mio punto di vista, l’unica strada sulla quale si può incontrare il senso e l’essenza di un’arte marziale. Qualsiasi combinazione tecnica, priva di auto consapevolezza motoria è semplicemente un’esercizio di poca utilità, destinato ad essere dimenticato, e che potrà essere utilizzato unicamente in una situazione di collaborazione. Occorre tendere alla comprensione del movimento, prima del proprio per poi passare a capire il modo di muoversi di colui che combatte con noi, la sua capacità o meno di sviluppare energia cinetica, i lati deboli, la gestione della struttura e se questa è allenata per attaccare o dissipare oppure ambedue le cose, o capire che semplicemente non vi costruzione alcuna. L’arte marziale va necessariamente interiorizzata, e ciò non è possibile facendo collezione di tecniche più o meno spettacolari che nel migliore dei casi imparo ad eseguire ma non so assolutamente utilizzare. Ho passato anni ad eseguire forme e le relative ed improbabili applicazioni, per capire che occorre un lavoro consapevole per arrivare ai princìpi; occorre la capacità di ascoltarsi e molta esperienza oppure buoni insegnanti. Occorre ficcare il naso in ogni posto in cui ci sia qualche cosa di interessante e non cristallizzarsi nel proprio ambiente creando miti e leggende, senza sapere che c’è un’universo fuori. Un lavoro privo di princìpi è un lavoro vuoto ed inutile.
Non voglio essere categorico: il kata, il kihon sono fondamentali ma non sono il karate.

<Gran parte dei veri matematici,i calcoli non li sa nemmeno fare.
Non vogliono sprecare tempo e poi ci sono le calcolatrici.
Ce n’hai una anche tu, no?
Certo, però a scuola non possiamo usarla.
Sapere un po’ di tabelline non guasta.
Può tornare utile se si scaricano le pile.
Ma la matematica caro mio, è un’altra cosa!>

(Hans M.Enzensberger)

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