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:: costruire efficenza ::

(pubblicato il 12/05/2009)

 

Personalmente, credo che nello studio di un’arte marziale, la fonte di ispirazione massima dovrebbe essere la non convenzionalità; proprio la scorsa settimana esortavo i miei allievi a lavorare seriamente senza prendersi troppo sul serio. Sembra un gioco di parole, una contraddizione.
Sono sempre stato intollerante alle regole rigide, ma questo non significa che sia un fautore dell’assenza della regola stessa.
Si tratta di essere consapevoli che le regole sono relative, provvisorie in rapporto al contesto e spesso solo convenzionali.
Il mio dojo è assolutamente informale, mi piace dare e ricevere colpi e rimanere in relax, combattere e sorridere, e proprio per questo picchiare forte, senza che qualche cosa dentro di me, si senta un giorno al settimo cielo,ed il giorno seguente un perdente.
Mi piace che chi si allena con me, ponga le sue domande.
Non mi diverto nei gruppi strutturati in livelli gerarchici rigidi, dove non è ammessa la critica costruttiva e trasparente, non credo più a coloro che in nome di chissà quali antichi segreti, riescono ad evitare qualsiasi confronto e confinano nell’immobilità loro stessi e coloro che li seguono.
Probabilmente sono potenzialmente, un pessimo insegnante; non sono disposto ad insegnare per tutta la vita i medesimi kata, gli stessi spostamenti, le stesse combinazioni.
Ho assoluto bisogno di camminare, un bisogno al limite della sopravvivenza.
Non so se sia giusto; la mia compagna ripete spesso che è decisamente meglio avere dei pentimenti anziché dei rimpianti .... dovrei preoccuparmi???....
Sono convinto che sia molto più costruttivo affrontarsi attraverso un approccio mentalmente morbido, giocoso, anche se fisicamente duro, piuttosto che affidarsi ad interazioni chiaramente votate al confronto. Evitare di rimanere ancorati alle proprie conoscenze come fossero un dogma, essere capaci di guardare in modo più ampio, perché la realtà non è mai confinata fra una nostra credenza e l’altra. Essere capaci di andare oltre la nostra opinione ci fa gestire l’eccesso di emotività che non ci permette di esprimere al meglio le nostre potenzialità.
Riprendere consapevolezza del nostro respiro. È lui che ci garantisce salute fisica e mentale, è lui che da velocità al movimento, è lui che ci permette di assorbire i colpi.
Lavorando all’interno di quest’idea, il nostro movimento si modifica necessariamente, è naturale sentirsi sempre inscritti in forme tonde che in modo morbido e accelerato generano senza interruzione altre tecniche. Molto interessante evidenziare che un movimento che forma continuamente curve, cerchi e mai traiettorie diritte, riesce a ridurre i freni imposti dal corpo.

 

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