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:: imparare a combattere per incontrare l'armonia ::

(pubblicato il 05/08/2008)

 

Più vado avanti nell’esperimento dello studio cosiddetto marziale e più vedo l’arte marziale come chiaro veicolo e non come traguardo di invincibilità.
Non è tutto! Più smitizzo il combattimento e più bravo sono a combattere.
Meno cose ho, da difendere, da trattenere, da nascondere, e più vicino mi ritrovo a nuove prospettive, a nuovi paesaggi.
Se solo riuscissimo a capire l’importanza che riveste la capacità di ascoltarsi, di essere consapevoli di ogni parte del nostro corpo, di sentire le nostre emozioni senza bisogno di giudicare, catalogare, stillare una classifica, penseremmo allo studio in palestra come ad una vera e propria necessità.
Alla stregua dei processi vitali.
Non potrei continuare a frequentare un corso, dedicando ad esso solo i ritagli di tempo e mi ritroverei come per incanto ad aver trasformato un passatempo in un percorso.

Vi sembra che esageri? Perbacco, ma guardiamoci. Cerchiamo per un solo attimo di prendere coscienza dei nostri tic, delle nostre paranoie, dei nostri atteggiamenti compulsivi.
Vi sentite punti? Offesi nell’orgoglio? .... Ma chi si crede di essere, scrivendo queste cose??
Se sì, se per voi queste righe sono condite di arroganza, ebbene, scusatemi, fermate a questo punto la lettura, perché tutto il resto sarà per voi solo fumosa ed inutile teoria.

Perché lo studio di una disciplina marziale dovrebbe risultare così importante per l’evoluzione di sé stessi?
Perché attraverso il combattimento, il mettersi in gioco, la ricerca del gesto perfetto, in certi casi l’addestramento estremo, vengono fuori le parti più nascoste, e possiamo vederle e di conseguenza abbiamo materiale con cui lavorare su noi stessi.

Questo secondo me è solo una fase, una fase di presa di coscienza importante.
Ho individuato la causa ma adesso come opero? Come combatto (perdonate la banalità), la malattia che ho individuato?
Ho bisogno di affiancare una fase operativa. E qui ci viene in aiuto quella che oggi conosciamo come psico-somatica e che la medicina cinese tradizionale, già conosceva all’alba dei tempi.

Anthony Wamsley, mi ha dato una bella immagine di ciò che vedevano i pionieri della medicina cinese.
Siamo il contenitore di 3 scatole sovrapposte e in comunicazione fra loro. La zona che nel karate giappo viene chiamata jodan è la scatola dell’ingestione, poi scendiamo al livello chudan e ci troviamo nella scatola della digestione, per scendere ancora in quella gedan che è quella dell’espulsione.
Non pensiamo a queste scatole solo per la loro funzione fisiologica, ma anche per il processo ingestione/digestione/espulsione di esperienze, di nozioni e concetti, tradotti in emozioni.

Non lo trovate pazzesco? Io si!
Ma come hanno fatto senza mezzi sofisticati a creare i pilastri della moderna bioenergetica e della psicosomatica ?
Ed ecco che entra in gioco, il costruire la capacità di ascoltarsi, e soprattutto il motivo dell’importanza di questo.

Notiamo ad esempio, che chi è imprigionato nella scatola alta è spesso un po’ impacciato nei movimenti, non riesce facilmente a prendere decisioni o ad adeguarsi velocemente perché si trova in una ragnatela di razionalità che gli dà una sensazione di sicurezza ma in realtà lo imprigiona.
Se messo in difficoltà spesso sente la scatola inferiore che viene meno , la zona del perineo che si rilascia, le gambe che invece di dare la sensazione di base solida, vacillano e tutto è compromesso.
È mancata in questo esempio molto semplificato, la giusta trasmissione, la scatola di mezzo è stata drammaticamente tagliata.

Un metodo corretto, che ci insegni ad ascoltare, ad essere presenti in ogni parte del corpo, nonostante eventuali stress che provengono dall’esterno, svegliando dal sonno o dal torpore, parti di noi, che adesso non riusciamo ad ascoltare, e che una volta sveglie ci rendono più completi, diversi, ed ovviamente rendono molto diverso il modo di agire e relazionarsi. è apportare notevoli migliorie al veicolo che ci consente di sperimentare.

Anthony mi ha spedito il link di un sito interessante: http://digilander.libero.it/gumbo/
Tutto è riassunto in un passaggio di questo studioso israeliano:
<Ho cominciato il mio lavoro come terapeuta, tentando di curare le persone dai disturbi con i quali mi si presentavano. Molti anni di lavoro terapeutico mi hanno sovente dimostrato che è inutile cercare di curare qualcuno. A un certo punto, ho dovuto confrontarmi con il fatto che il miglior terapeuta di una persona è la persona stessa.
Ho capito che la gente non sa che cosa fare per stare meglio e che la maggior parte non arriva neppure a concepire che le capacità di aiutare se stesse risiede nelle proprie mani. Da quel momento, il terapeuta che ero si è trasformato in istruttore, un istruttore che insegna alle persone a utilizzare le proprie forze nelle lotte quotidiane per sviluppare e realizzare una porzione più ampia del potenziale che hanno in sé> (Avi Grinberg)

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è sicuramente un lavoro impegnativo, soprattutto se rivolto ad altri, che desiderano migliorarsi, sì, ma con riserva. E diventa forte la tentazione di dedicarsi solo a sè stessi e lasciare alla casualità, il condividere o meno il cammino.
un prezioso amico mi ha fatto pensare a questo e mi ha ricordato quanto segue: Penso che la DOJONAMI TRADITIONAL ACADEMY come l' hai chiamata tu sia una cosa preziosa da difendere
Accademia:< dal greco akademia bosco sacro dell'eroe Academo dove insegnava Platone scuola filosofica fondata da Platone nel III sec. a.C.
associazione permanente di studiosi formatasi al fine di incrementare e difendere i propri interessi >
Io grazie alla nostra scuola ho imparato tanto.
Scusa ma voglio citarti due frasi da saggio
una volta un maestro mi ha detto non dimenticarti mai della tua prima lezione di Karate perchè quando sarai in difficoltà o nulla ti riesce ricomincia sempre da quella!

L' altra invece è del grande Federico Fellini accusato da alcuni critici di cosa volesse dimostrare con i suoi bizzari film lui disse" NON VOGLIO DIMOSTRARE NULLA VOGLIO SOLO....MOSTRARE......"
Questa è la prima email della mia vita che ti mando scusa l' inesistente punteggiatura e forse anche i contenuti
asta siempre la vittoria
H.






 

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