Dojo Nami
:: il karate ::
le origini gli stili stile Makotokai
:: il nostro dojo ::
chi siamo dove siamo il Maestro
:: i corsi ::
corsi adulti corsi bambini regole del dojo
:: articoli ::
lista completa i più recenti i più letti
:: community ::
contattaci newsletter forum
:: sei in dojonami » articoli

 

:: ... con i piedi per terra ::

(pubblicato il 05/07/2008)

 

I cambiamenti nascono dalla presa di coscienza dei limiti oggettivi di un’idea, di una pratica, di un percorso.
Personalmente ho studiato per tantissimi anni, un modo di interpretare il karate, basato su una concezione meccanica del corpo umano.
Questo ha creato nei praticanti degli stili moderni, lo sviluppo di una gestione del corpo fatta di scatti rigidi, fino a generare una conseguenza estetica di questo fare meccanico, che in tutti gli stili formali diviene addirittura un pregio tecnico.
Le conseguenze sono state molte, ma non voglio cadere nella palude della critica e dell’ inutile polemica.
Voglio invece mettere in risalto, che la presa di coscienza più importante, resa possibile dal cambiamento, è stata la scoperta di quella che chiamo struttura, con tutto ciò che intorno ad essa ruota.
La struttura deve essere vista per essere capita, devo essere in grado di disegnarla, formarla, ascoltarla e farla ascoltare; è qualche cosa di oggettivo, di indiscutibile.
È fisiologia applicata, scienza del movimento, eppure questo non basta... ha bisogno dell’ascolto della mente, dell’applicazione emozionale, della connessione del respiro.
Ho sempre sposato la tesi, che non vi è un’arte marziale migliore di un’altra, la differenza è fatta dal praticante. Sono certo che alla base di ogni disciplina marziale antica, ci fosse l’idea della struttura; oggi però, mi sento di affermare, che gli stili o metodi che sono inconsapevoli di questo principio, non possono reggere il confronto con chi invece crea abilità nella gestione della struttura (propria e dell’avversario).
Proviamo a dare una definizione al termine struttura: per struttura si intende la capacità di legare i vari segmenti del corpo in un assetto equilibrato e armonico, capace di reagire alla forza di gravità senza essere schiacciato, senza andare in collasso.
Ancorato bene a terra per mezzo dei piedi, avviene quello che viene chiamato radicamento a terra, creando un effetto rimbalzo e di spinta verso l’alto.
È come se scaricassimo attraverso un’arto a contatto con l’avversario (a mò di parafulmine), la forza a terra e questa risalisse a mò di vortice fino all’arto stesso.
Quando combatto attacco la struttura dell’avversario, quando controllo mantengo la struttura, e chi ha provato a colpire un braccio collegato alla struttura, sa di cosa parlo.
Mi rendo conto di avere semplificato un’esperienza interessantissima, resa possibile da un lavoro paziente, in sole due righe; ma sono appena tornato dalla mia consueta lezione privata del sabato mattina, con un’ entusiasmo diverso, con un puzzle più chiaro.
Mentre tornavo a casa, mi è venuto da pensare che è vero che un pugno è solo un pugno,ma cosa c’è prima, durante, all’impatto e dopo quel semplice pugno???? Quale è stata la motivazione? Perché quella scelta tattica? Come e perchè si è chiusa la mano? Perché si è fermato il respiro? Come mi sentivo e come mi sento ora? Cosa hanno fatto gli occhi? E potrei continuare per una pagina intera.
Struttura e conseguente radicamento, una sorta di collegamento fra terra e cielo possibile solo assumendo una corretta posizione sinusoidale, che possa permettermi di essere presente, recettivo e sensibile, capace di adattamento, consapevole di ogni parte del mio corpo, per far sì che un’arto aiuti l’altro, che un’articolazione supporti l’altra.
Ferma attenzione e giusto metodo sono gli ingredienti per un’evoluzione sicura; allenarsi con l’idea che questo mi cambierà, ripetere combinazioni ed esercizi per rinnovare ogni più piccola cellula.
Una pratica consapevole, per uscire dal torpore, sentire i piedi per terra e se vogliamo..... camminare.

 

torna su

 

:: links italia ::
Kyokushinkai Makotokai Tokitsu
:: links estero ::
Koryu-uchinadi Ikakarate