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:: l'importanza della pratica ::

(pubblicato il 03/11/2007)

 

Le Arti marziali sono un ottimo esempio dell’importanza di sperimentare con il corpo, i limiti della mente, per poter amplificare la coscienza e nello stesso tempo riconoscere una prigionia ferrea.
Si viene a scoprire che il corpo è l’espressione di ciò che desideriamo, di ciò che ci fa paura.
Una sorta di mappa dove sono indicate le cicatrici non solo fisiche, che mostrano punti precisi del nostro passato.
Lavorando sulle tecniche di combattimento, sviluppate in un corpo consapevole era possibile plasmare lo spirito della persona.
Secondo me questo potrebbe essere lo scopo nobile dell’attività motoria in genere, superare barriere psico-fisiche, poco importa se attraverso la vittoria o la sconfitta, per innalzarsi a livelli più elevati.
Ogni organo e struttura muscolare, riflette il nostro vissuto, il quale poi si tramuta nella realtà concreta del corpo: le tensioni muscolari di una determinata sezione del corpo possono riflettere veri e propri squilibri a livello mentale ed emotivo
Capire i limiti e passare oltre, costruire qualità per espandere orizzonti limitati, che rimangono circoscritti a coloro che non scoprono e non sfruttano i propri talenti.
Ecco perché si dice che nello studio delle arti marziali, il nemico più temibile stia dentro di noi.
Sono assolutamente concorde con questa affermazione, spesso nell’intento di essere più forti, più bravi, facciamo di tutto per non progredire.
Prendiamo coscienza dei limiti temporanei del nostro corpo, e ci rendiamo presto conto che in realtà sono i limiti che abbiamo noi stessi costruito nella nostra mente.
Il pericolo è guardare con scarsa importanza a qualche cosa che neppure si è capito e mancare clamorosamente l’obiettivo.
Molte volte nonostante l’impegno tecnico, il praticante smette di fare progressi; sono molti i motivi, che ho personalmente vissuto sulla mia pelle, da adepto e da insegnante.
Spesso di tratta di una sorta di motivazione offesa, oppure di un’eccessiva considerazione di sé stessi, oppure ancora di pigrizia che porta negligenza nei confronti di cose che appaiono di poca importanza che vengono così sottovalutate.
A questo punto il rischio è di combattere con convinzione per il proprio modo di vedere le cose; ci si rende conto che l’evoluzione è ferma, e si pretende qualcosa senza sforzo, gratuitamente.
È facile imparare qualche cosa che comunque si ritiene giusta.
Indipendentemente dalla nostra opinione personale, conta solo la prova che il praticante, è in grado di lavorare su sé stesso. Occorre imparare a superare le barriere intellettuali, perché delimitano spazi troppo limitati per la comprensione.
Queste barriere sono costruite sulla critica, sul giudizio, e circondano spazi troppo ristretti per essere evolutivi, dentro questi piccoli spazi prima o poi abiterà la pigrizia che negherà la possibilità di conoscere le proprie capacità, ci farà tornare a ciò che conosciamo, e mentre percorreremo strade seminuove con le nostre vecchie abitudini, potremo darci forza con convinzioni in difesa ai nostri limiti.
Ho conosciuto questo in prima persona, andate a rileggervi l’articolo sul sito intitolato
- inadeguatezza – lo sperimento oggi come insegnante, quando devo mediare i messaggi, alternare il lavoro costruttivo con quello già conosciuto; tante persone ho visto andare in crisi per piccole cose, poche invece lasciare i propri filtri di controllo e sperimentare tranquilli, senza aspettarsi nulla e senza confrontare il lavoro con le proprie credenze.
Ho diversi allievi che partecipano alle lezioni, non perché DEVONO essere lì, mossi dall’abitudine oppure da senso di colpa; sono lì perché VOGLIONO essere lì; aldilà di impegni o scuse, sono lì perché evidentemente ritengono importante ciò che stanno facendo; ho nuovamente sterzato bruscamente nel mio lavoro e nell’ultima lezione c’era chi osservava che poco importa, di tirare diritto perché una scelta di fiducia è già stata sigillata da tempo.
È un’arrendersi, è un deporre le armi del giudizio, dell’abitudine e delle credenze personali.
Così la strada è percorribile in maniera spontanea o comunque in maniera meno faticosa, perché non appesantiti da ingombranti macigni, che stranamente molti si ostinano a voler trasportare.
Nella mia veste di allievo, quando sono a lezione per potermi orientare nei nuovi grandi spazi che negli ultimi mesi si sono aperti, mi muovo in modo diverso, leggero, senza viveri di scorta; lascio a casa tutto quello che mi sembra di conoscere, non assisto alle lezioni controllando i contenuti e filtrandoli con le mie esperienze. Mi godo semplicemente il tempo a disposizione, mi ritrovo a stupirmi e a compiacermi di questo, vedo il mio disegno che si completa sempre più e vedo tutto interessantissimo, stimolante ... ... è come innamorarsi continuamente.

 

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