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:: SYSTEMA - RESPIRO E MOVIMENTO ::

(pubblicato il 31/05/2014)

 

di FRANCESCO ASSERETO
Dojo Nami Karate Rapallo




« Non ti puoi rilassare senza respirare, non puoi raggiungere una postura naturale senza rilassamento e dopo che si è riusciti a raggiungere una buona postura ci si può iniziare a muovere nello spazio correttamente. »


Se un ipotetico interlocutore mi chiedesse di spiegare nella maniera più sintetica possibile cos’è il Systema risponderei senza dubbio così: respiro e movimento. In questo caso, l’ipotetico conversatore potrebbe rispondermi in questo modo: “Respiro e movimento? Ma va! Tutti respirano e si muovono!”. E in effetti la sua obiezione potrebbe sembrare di ferro, ma basterebbe semplicemente far ragionare il nostro interlocutore su quante volte, durante la sua giornata, in gesti di assoluta e quotidiana normalità, si è ritrovato a smettere di respirare per fargli capire quanto più complicata sia la faccenda. Certo,dal punto di vista puramente “meccanico”, di sopravvivenza, tutti gli esseri umani respirano, ma quanti sono in grado di mantenere una respirazione corretta ed utilizzarla per vivere meglio le proprie ansie e i propri problemi? Se ha ragionato abbastanza, il nostro immaginario interlocutore potrebbe essersi incuriosito, e potrebbe voler approfondire il discorso.



- LA BENZINA DEL CORPO

Partiamo dal presupposto che il respiro è la benzina del corpo. Come una macchina non è in grado di percorrere nemmeno un metro senza benzina, il nostro corpo ha bisogno di ossigeno, ovviamente per vivere, ma nel nostro caso per compiere qualsiasi azione, dalla più semplice alla più complicata. Ebbene, nonostante ciò, noi esseri umani tendiamo a trattare il respiro, molte volte, come un impiccio piuttosto che come un aiuto. Il mio amico interlocutore mi chiederebbe: “Come?” Tante, tantissime volte, nel momento in cui dobbiamo compiere qualche azione che il nostro cervello ritiene “impegnativa”, tendiamo ad andare in apnea. Come se il respiro fosse qualcosa di fastidioso che impedisce lo svolgimento dell’azione. Come se smettendo di respirare potessimo in qualche modo agire “liberi da un disturbo”.
Viene quasi da ridere a pensarci, ma quante volte ci siamo ritrovati ad andare in apnea mentre stavamo per compiere azioni assolutamente banali?
Chiedendo ed osservando amici e conoscenti, ho ritrovato alcune azioni/situazioni banalissime in cui si “perde il respiro”:

- Guidando, mentre si affronta una curva impegnativa
- Al lavoro, quando sei concentrato su qualcosa di difficile /importante
- In cucina, quando scoli la pasta
- Sempre in macchina quando ti ritrovi a cambiare marcia all’improvviso
- Addirittura nel momento in cui si risponde al telefono


Letto questo piccolo ed incompleto elenco, se comincerete a farci caso e se vi accorgete che anche scolare la pasta può diventare motivo per smettere di respirare e, di conseguenza, irrigidirsi, la domanda da porsi, per un praticante di arti marziali ma non solo, potrebbe essere questa: posso veramente pensare di difendermi da qualcuno molto arrabbiato, che mi attacca con ferocia, riuscendo a gestire il caos mantenendo una mente lucida e un corpo mobile, se addirittura mi ritrovo ad andare in apnea (e quindi ad entrare in uno stato di stress negativo che irrigidisce il mio corpo) solamente affrontando una curva impegnativa?

La risposta, purtroppo, è negativa: NO!
E’ ovvio e scontato che non basta assolutamente saper respirare per potersi difendere, ma dobbiamo tenere conto che in una situazione di tensione, rabbia, paura, il nostro cervello smette di essere creativo, perde la sua capacità di lavorare multitasking e non riesce a far funzionare in maniera efficiente il resto del corpo.

Come fare, quindi a mantenere una corretta respirazione che permetterà alla nostra macchina di funzionare in maniera efficiente, a prescindere dal combattimento e dalla difesa personale, per rendere migliore la nostra vita? La risposta che ho trovato è questa: praticare il Systema russo.


- CHE COS’E’ IL SYSTEMA RUSSO?

E’ necessario e assolutamente doveroso aprire una parentesi su cos’è e come funziona il Systema, per poter capire in che modo aiutare la nostra respirazione a migliorare tramite esso.
Il Systema (che significa letteralmente “Sistema”), è un’arte marziale russa che comprende il combattimento corpo a corpo a mano nuda, utilizzando le armi da taglio, le armi da fuoco, prese e strangolamenti, il tutto senza l’utilizzo di forme predefinite (kata). Dal punto di vista mediatico ha raggiunto la sua fama poiché riconosciuta come arte marziale ufficiale dei corpi speciali russi, ad esempio gli Spetnaz.

Come già accennato, Systema è un’arte marziale che non prevede l’utilizzo di kata, forme predefinite o particolari ed affascinanti tecniche speciali. Dal punto di vista estetico, assistere ad un allenamento o “sparring” di Systema può essere molto deludente: non ci sono azioni spettacolari, non ci sono “mosse appariscenti”, non ci sono grida ne eleganti divise orientali. Il tutto è ridotto all’essenziale, dove per essenziale si intende “colpire, colpire e colpire ancora”.

E’ un lavoro totalmente “psicofisico”, in cui noi allievi veniamo allenati NON ad imparare qualcosa (ad esempio tecniche, sofisticate posture, ecc...), ma piuttosto a DISIMPARARE ciò che può esserci di precostruito. E’ metodo di lavorare in cui ogni singola sensazione del corpo (gli snodi dei muscoli, le articolazioni, ecc...) deve essere memorizzata dal corpo, come una registrazione sul fisico. Come quando abbiamo imparato a nuotare, o andare in bicicletta, il nostro compito è riuscire a fare nostro un modo di muoverci in grado di rimanere per sempre parte di noi.

Proprio per questo, il Systema non è un lavoro adatto a chi ha un approccio all’allenamento troppo “cerebrale”. Nella mia esperienza, ho appreso che più un’azione, un esercizio, viene ragionato e razionalizzato, più diventa difficile (se non impossibile) realizzarlo correttamente. Questo è uno dei motivi per cui AMO il Systema, perché ti obbliga a spegnere l’Io e sentire solamente quello che ti dice il tuo corpo. Perché altrimenti non funziona nulla.

Per poter prendere consapevolezza dell’utilizzo del proprio corpo e muoverci correttamente, è importante un passaggio fondamentale: prendere coscienza delle proprie tensioni.
Per farlo è necessario svolgere con regolarità degli esercizi appositi, i quali, per essere svolti, obbligano il praticante ad ascoltare il proprio corpo, così da poter trovare quelle tensioni che impediscono l’utilizzo corretto dello stesso.

Una volta trovate le tensioni, ovviamente bisogna trovare il modo per combatterle ed eliminarle, altrimenti tutto il nostro percorso non riuscirà mai a proseguire.
Lo strumento per poterle superare, guardate un po’, è uno solo: il respiro.
Il respiro si pone come il veicolo in grado di poter rilassare prima la mente, poi il corpo, rendendo possibile trovare quelle tensioni che altrimenti, in un corpo rigido e pervaso da una respirazione altalenante, non sarebbe assolutamente possibile trovare.
Per poter individuare le tensioni esistono vari esercizi, tutti estremamente semplici nella loro esecuzione. Eccone alcuni:

- PUSH UP: Trattasi di semplici flessioni sulle braccia, eseguite sui pugni. Non vanno eseguite a “livello muscolare”, quanto a livello, diciamo, “nervoso”. Il ritmo di esecuzione è in genere molto basso e provoca, se eseguite male, un fortissimo fastidio alle spalle. La respirazione è fondamentale, poiché in grado di rendere il corpo più morbido, quindi capace di eliminare le tensioni. Questo esercizio serve, in particolar modo, a studiare l’impatto dei pugni. Un buon allenamento nei push up è propedeutico a sviluppare un maggiore impatto. Ne esistono numerosissime varianti. In questo esercizio, la respirazione varia a seconda della “fatica” e delle tensioni che si ritrovano (in caso di forte fatica, ad esempio, si utilizza una respirazione molto accelerata, con espirazioni forti e decise).



- SQUAT: Semplici squat sulle gambe, anch’essi eseguiti a ritmo molto lento, scendendo con i glutei in mezzo ai talloni. Possono essere svolti anche a velocità molto sostenuta, con lo scopo di “scendere” e “risalire” sfruttando la respirazione e tutti gli snodi del corpo, senza sforzi inutili. Anche in questo caso la respirazione varia a seconda della fatica e delle tensioni.


- ROLL: Uno degli esercizi più completi ed efficaci del Systema. Si tratta di lasciare il corpo libero a terra, utilizzando il pavimento come “alleato” per poter compiere, diciamo, “contorsioni”, “capriole”, ecc...Ogni movimento viene svolto SEMPRE mantenendo una respirazione costante e fluida, muovendosi per “inerzia”, sfruttando il proprio peso per compiere i movimenti e senza utilizzare i muscoli.



- PUSH UP SUL COMPAGNO: L’esercizio viene eseguito su un compagno disteso a terra. Si eseguono delle flessioni sulle braccia usando le tensioni del corpo del compagno come appoggi, possibilmente ruotando su se stessi dopo aver pompato sulle braccia. L’esercizio serve anche al compagno che “subisce”, il quale ascolterà le proprie tensioni utilizzando la respirazione come veicolo per non sentire dolore.


Mantenendo il corpo rilassato, questi semplici esercizi sono assolutamente EFFICACISSIMI per apprendere il controllo della propria respirazione. Quindi, per esempio, in un caso di forte tensione emotiva o fisica, invece di bloccare la respirazione (cosa che contribuisce, ad esempio, all’irrigidimento dei muscoli, in quella che durante un’aggressione reale viene chiamata “Freezing Situation”, ovvero quando ci paralizziamo e non sappiamo più cosa fare dinnanzi all’aggressività dell’avversario), avremo imparato a usare una respirazione a scarica (detta, per l’appunto “BURST”, scarica), che ci consentirà di ossigenare tutto l’organismo in maniera corretta, nonostante il forte battito cardiaco, consentendoci di mantenere una maggiore lucidità mentale e, soprattutto, una maggiore “agibilità fisica”.

Le arti marziali tradizionali (Karate, Kung Fu, ecc...), non tengono molto in considerazione questo passo, anzi, ogni tecnica viene eseguita con una forte contrazione muscolare, che può culminare con il famoso grido del karateka, il “Kiai”, in cui la respirazione si blocca dopo un urlo poderoso, lasciando il praticante senza “benzina”. E’ importante considerare che Karate, Kung Fu e arti marziali tradizionali in genere, NON SONO state create per la difesa personale, ma piuttosto per un contesto sportivo in cui NON E’ NECESSARIO possedere quelle “skills” che invece in un sistema militare come, per l’appunto, è il Systema, sono assolutamente fondamentali.

Poiché il lavoro sul respiro e sul movimento è una “registrazione” fisico-neurologica, è assolutamente fondamentale allenarsi con frequenza e senza risparmiarsi, senza barare.

Systema è un meraviglioso percorso di sincerità ed onestà con se stessi, per compierlo con efficacia e soddisfazione bisogna affidarsi totalmente ad esso, in maniera completa e profonda. E’ una sfida con il proprio Io.

Ti insegna che il dolore e la stanchezza prima di arrivare dal corpo arrivano dalla mente. Ti insegna che basterebbe “superare” (non resistere, cosa che causa un irrigidimento delle tensioni) quella stanchezza superficiale (data per lo più dalla nostra “pigrizia”, dal nostro cercare perennemente la via più facile e meno faticosa, dalla nostra natura umana di “perdenti nati”) per scoprire come buona parte delle nostre tensioni e dolori non siano per niente un problema fisico, ma, innanzitutto, dei paletti mentali scaturiti soprattutto dalla paura di fallire (“non ce la posso fare”, “mi fanno male le braccia”, “non ce la faccio più”, ecc...), come se sbagliare fosse un peccato mortale. Come se la nostra vita dipendesse da questo.
Nel Systema non ci sono errori, ma opportunità.


- IL MOVIMENTO

Ammesso e non concesso che abbiamo, grazie ai nostri esercizi, imparato ad utilizzare la respirazione in maniera corretta, adesso dobbiamo applicarla ad un movimento “libero”. Nel Systema, il movimento deve essere libero e privo di blocchi (le tensioni di cui abbiamo parlato sopra), sempre accompagnato da una respirazione costante, in grado di variare ritmo a seconda delle esigenze, mantenendosi sempre “morbidi”, ovvero senza rigidità ne contrazioni.
Per riuscire a muovermi morbidamente, senza pensare a quello che sto facendo, personalmente “ascolto” il mio respiro. Concentrandomi sul respiro, mi accorgo di perdere di vista il movimento, che diventa spontaneo senza blocchi.

Per apprendere come muoversi, si utilizzano esercizi singoli e in coppia, utilizzando anche il coltello come veicolo del movimento.
Se visti da fuori, con un occhio inesperto e pregiudizievole, gli esercizi in coppia possono sembrare una sorta di sparring mal eseguito, in cui i due praticanti si muovono in maniera molto dinoccolata (mantenere la scioltezza), utilizzando delle manipolazioni esagerate.

In realtà, gli esercizi di Systema servono ESCLUSIVAMENTE per assimilare i principi di movimento libero e respirazione. Nel Systema non vengono insegnate tecniche, non vengono insegnate posture, non vengono insegnate strategie. Come detto, il Systema insegna a muoversi e respirare, e, tramite la congiunzione di queste due qualità, a colpire in maniera efficace.

Apprendere il metodo di movimento del Systema non è semplice. Il concetto di “morbidezza” spesso collide con quello comune (e sbagliato) di “forza”, per cui, per fare proprio questo modo di muoversi bisogna prima eliminare a livello mentale tutti quei preconcetti e nozioni che sulle arti marziali si sprecano, anche per colpa di una cinematografia devastante sull’argomento.


- IL CONTATTO

Il contatto è sicuramente uno dei veicoli principali per capire se siamo riusciti ad ottenere delle buone skills grazie al nostro allenamento. Quando si parla di contatto si affronta, finalmente, una delle paure più grandi: il colpire e l’essere colpiti. Per superare questa paura, esistono tutta una serie di esercizi che ci permettono di capire come il nostro corpo risponde ad un colpo (per non farci male inutilmente, spesso, utilizziamo una “pressione”, ovvero una sorta di spinta prolungata), ovvero come si è in grado di “scaricarlo” senza conseguenze, oppure, addirittura, restituendolo al nostro compagno. Solo imparare a gestire il nostro corpo, gestire i colpi e le pressioni ricevuti e restituirli al compagno, ci renderà in grado di poter gestire anche il nostro compagno, o ipotetico avversario.


- L’IMPATTO

Uno dei concetti sicuramente più affascinanti del contatto è l’impatto. Nelle arti marziali tradizionali sono sorti molti, moltissimi miti su quest’argomento, trattato con tanta “mitologia” dal punto di vista teorico e con estrema leggerezza dal punto di vista pratico.

L’impatto si riaggancia al discorso precedente perché è niente di più che il prodotto finale della respirazione + movimento + tempo giusto. Per tirare un pugno efficace, in grado di spegnere “l’intenzione” dell’avversario, è necessario lasciare libero il corpo, tirare senza blocchi e senza rigidità, sempre respirando con fluidità e continuità. A tutto questo dobbiamo aggiungere il “tempo” giusto in cui colpire.

Dal punto di vista “esoterico”, l’impatto viene visto nelle arti marziali tradizionali, come una sorta di totem, lo scopo ultimo del praticante, per cui spendere 30 anni di “vasche” avanti e indietro in palestra e pugni sferrati al nulla. Moltissimi praticanti esperti di tradizionale, vivono nella convinzione profonda che, in caso di estremo bisogno, il loro pugno sarebbe in grado di uccidere l’aggressore. Niente di più sbagliato. Basterebbe fare un piccolo esperimento per capire quanta mitologia è stata creata intorno al pugno e l’impatto:


- L’ESPERIMENTO

Se chiedessimo ad un praticante di arti marziali tradizionali (ma anche a qualsiasi altro “bullo”, per così dire, pseudo esperto di colpi) di sferrarci un pugno con tutta la sua forza, il risultato sarà oltremodo sorprendente. Al Dojo Nami, molti ex praticanti di arti marziali tradizionali (tra cui il sottoscritto, seppur per un breve periodo), hanno dovuto confrontarsi con questo tipo di verità: più è grande l’intenzione di “tirare forte”, più debole sarà il pugno sferrato. Come mai?

La spiegazione è sempre la stessa: respiro e movimento. Chiedendo ad una persona di sferrarci il pugno “più forte” possibile, si instaura nel suo cervello una tensione: “devo tirare forte!”. La tensione passa velocemente alla spalla e al braccio designato a tirare il pugno, irrigidendo notevolmente muscoli e mano e rendendo impossibile l’effetto frusta/penetrante.

A tutto ciò, aggiungiamo che sicuramente, mentre caricherà il braccio all’indietro (sbagliando) inspirerà profondamente, per poi andare in apnea nel momento in cui deciderà di sferrare il pugno. Visto che il risultato sarà, ovviamente, pietosamente negativo, chiederemo al nostro amico di tirarne un altro “ancora più forte”.

Sicuramente, il secondo pugno che sferrerà sarà ancora più debole. Perché? Perché nella sua testa sono nate alte 100 tensioni, che si riversano direttamente sul suo corpo, rendendolo sempre più rigido e quindi inadatto a creare impatto.

Tutto questo non è esoterismo, ma bio meccanica dimostrata a livello scientifico. Il nostro Maestro, ad esempio, partecipò personalmente ad un esperimento sull’impatto, alcuni anni fa, in cui si doveva sferrare un pugno al massimo delle proprie capacità ad un colpitore elettronico in grado di misurare accelerazione ed impatto.

Durante questa prova emerse chiaramente un dato paradossale: più era alto il grado del praticante, più era basso il risultato ottenuto. Le tensioni causate dal bisogno di dimostrare la propria forza (problema che affligge le cinture più alte e non, ovviamente, i principianti che non hanno nessuna reputazione da difendere), sommate all’insolita situazione, hanno creato anche dei blocchi fisici, deludendo le convinzioni di molti.

Al contrario, l’esperimento dimostrò che i punteggi più alti venivano realizzati da chi, letteralmente, si “schiantava” contro il colpitore. Chi tirava un pugno in completa libertà, senza metterci nulla di muscolare, senza nessun blocco (prima mentale che fisico), è riuscito a realizzare prestazioni migliori di chi si allenava da tanti anni.

Di conseguenza, come si fa a padroneggiare l’impatto in maniera corretta? La risposta è sempre la stessa: respiro e movimento. Non ci sono trucchi o segreti. Solo il lavoro costante e la pazienza. Ad esempio, un ottimo esercizio per aumentare la propria capacità di “tirare” sono i noti “Push-Up”, i quali possono sembrare noiosi a prima vista, ma contengono tutte le chiavi necessarie per poter sciogliere le tensioni, respirare nel movimento, creare impatto.

Al contrario, la paura dell’impatto è una tensione che in palestra abbiamo dovuto affrontare tutti. Per riuscire a superarla cè solo un modo: respirando e muovendoci.

Quando si riceve un colpo di grande impatto, la cosa peggiore da fare è porre resistenza (è il modo migliore per farsi veramente del male). Tutto ciò che bisogna fare è ricevere il colpo, usando la respirazione come veicolo per “inglobare” l’impatto, per poi scaricarlo a terra tramite le gambe, in un gesto molto simile all’atto di sedersi.

All’inizio è dura, soprattutto per le tensioni mentali, più che per il dolore fisico. Il nostro cervello ha paura di sentire male e quindi, di conseguenza, è come se avvertissimo molto più dolore di quello che in realtà proveremmo.

Abituandoci a ricevere colpi in questo modo (in maniera intelligente, ovviamente), impariamo a “fare nostra” la sensazione di dolore e ci rendiamo conto che, in realtà, siamo in grado di reggere colpi molto forti e per lungo tempo.
Le nostre tensioni mentali condizionano quelle fisiche. Riconosciamo prima le tensioni mentali e sarà più facile trovare ed eliminare quelle del corpo.


- CONSIDERAZIONI

Systema è veramente una pratica, a mio modo di vedere, completa al 100%. E’ forse quello che, al Dojo Nami, abbiamo cercato per molto tempo: un metodo semplice, immediato, senza tecniche ne santoni da cui apprenderle. Non è un “metodo di autodifesa”, ma un modo di affrontare la vita e i problemi.

Personalmente lo vedo come un percorso, che va affrontato solamente con sincerità ed onesta intellettuale. Bisogna essere sempre propositivi, mentalmente e fisicamente.
In una società che ti impone di essere “il più bravo”, “il più bello”, “il più alla moda”, “il più figo”, “il più forte”, Systema ti impone di cercare le tue debolezze, o, come dice sempre il nostro Maestro, l’errore.

E’ un percorso in cui progrediscono solo, per così dire, gli umili e i semplici. L’esempio lo abbiamo nella nostra palestra. Molti nuovi arrivati, con grande umiltà e simpatia, stanno riuscendo a fare cose meravigliose in un solo anno di allenamento. Al contrario, alcuni giunti con atteggiamento superiore e arrogante sono durati un paio di lezioni, dopo aver preso qualche colpo di troppo.

Systema è meritocratico, perché non ci sono gradi e cinture. Il rispetto è dovuto a quello che sai fare, non a quello che indossi. Più lavori, più ti impegni, più frequenti, più otterrai in termini di bravura e saggezza.

Personalmente cerco di vivere il Systema tutti i giorni, anche quando non mi alleno. Nel quotidiano. Quando mi siedo sul divano cerco di mantenere la respirazione, senza lasciarsi andare in sbuffi di sollievo. Quando evito un ostacolo cerco di farlo ascoltando gli snodi del mio corpo, senza muovermi in maniera disarticolata. Perché oggi, nel 2014, che senso avrebbe praticare un’arte marziale se non portasse dei benefici fisici e “spirituali”?

Appunto, nessuno.

 

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